domenica 13 gennaio 2013

Incontri


Ho preso l'abitudine a creare i miei personali percorsi urbani in qualsiasi città mi trovi. Penso sia una sorta di rituale che mi aiuta a familiarizzare con il luogo, a sentirlo più mio. Qui ad Hanoi questa pratica mi diverte particolarmente poiché ogni giorno mi capita di incontrare sistematicamente le stesse persone, nello stesso luogo, nel momento in cui stanno facendo la stessa identica cosa.
Ogni mattina esco dalla porta d'ingresso e ci impiego dieci minuti buoni ad aprire il lucchetto che i miei coinquilini hanno fissato al cancello esterno, una sicurezza ulteriore. Non che qui io mi senta in pericolo, ma è anche vero che di sera il vicolo di casa nostra è particolarmente buio, quindi meglio adottare misure preventive senza farsi troppe domande. Dicevo, ogni mattina, dopo essermi rassegnata a rimanere intrappolata tra la porta ed il cancello, finalmente riesco a far scattare l'infernale meccanismo e con un senso di vera e propria liberazione richiudo, chiedendomi se anche gli altri sprechino così tanto tempo ogni santo giorno solo per uscire di casa. Sette passi, svolto a destra, ne muovo altri dieci ed eccomi sul lungolago. Qui avviene il primo incontro: un pescatore, teso sull'orlo di una passerella (credo creata da lui stesso) di legno, estremamente instabile, attende paziente che qualche pesce abbocchi. Lancia e ritira in continuazione la lenza, lascia affondare. Proseguo e poco più avanti, sulla destra, alcuni operai sono già al lavoro; stanno costruendo (o ristrutturando, non si capisce) una casa, tutti indaffarati a riunire mattoni, assi di legno ed altri attrezzi che non distinguo bene. E poi eccoli lì, sul lato opposto della strada, nascosti tra le piante che affollano il marciapiede, tutti intenti ad osservare. Sono quattro stamane, quattro anziani che in gruppo osservano attentamente e commentano a bassa voce il lavoro dei manovali e penso che tutto sommato quaggiù le cose non funzionano molto diversamente che in Italia.

Dopo la curva della strada svolto a sinistra e supero una serie di bar- case con i tavolini all'aperto, quasi tutti occupati dai vietnamiti che a quest'ora fanno colazione con il pho, la tipica zuppa vietnamita. C'è chi chiacchiera, chi legge il giornale, c'è la solita ragazza seduta sul marciapiede che lava le scodelle sporche. Procedo a passo spedito, cercando di captare il meno possibile l'inevitabile odore di carne e di fritto che esce da questi locali affollati. Due case più in là c'è un grazioso ristorante vietnamita dove sono venuta a pranzo la scorsa domenica; a quest'ora però, oltre agli amanti del pho, non c'è quasi nessuno, così i proprietari ne approfittano per pulire e tengono al massimo il volume della radio che trasmette prepotentemente i successi del momento, di cui l'ascolto è imposto ed inevitabile.

A questo punto posso proseguire il mio percorso ammirando il West Lake, sconfinato ed apparentemente interminabile, il cui orizzonte si perde tra la nebbia e la pioggia. Due fedeli cani, guardiani attenti della casa all'angolo, mi attendono al limitare della strada. Mi butto in mezzo al traffico, “ci penseranno loro a schivarmi”, ho imparato che qui funziona così. Il prossimo incontro sarà tra qualche metro, già lo immagino. Sebbene siano già alcuni giorni che mi vede passare di lì, un signore sembra non possa fare a meno di chiedermi “mototaxi?”, mentre gli sorrido e scuoto la testa, continuando il mio cammino. Qui ci si arrangia e per arrotondare chi ha del tempo libero si improvvisa tassista su due ruote. Inizia in questo punto un altro quartiere, molto vivace, dove si trova il mio ufficio. Supero l'asilo ed il centro medico, un caffè e un paio di palazzi lussuosi che non ho ancora capito bene cosa rappresentino, ed ora inizia la parte migliore: il mercato. Ogni mattina non vedo l'ora di arrivare in questo punto preciso per osservare le facce interessanti e curiose che lo animano. I vecchi sono quelli che preferisco in assoluto: signore che vendono frutta, verdura, carne e pesce. Di tutte le età e, intuisco, appartenenti a diverse etnie, condividono questa strada, urlano da ogni angolo contrattando prezzi e quantità. Prima o poi avrò la faccia tosta di estrarre la macchina fotografica per scattare qualche immagine; intanto lascio loro il tempo di conoscermi, di vedermi percorrere la stessa strada ogni mattina, cerco di diventare familiare anch'io. Sorrido, saluto, svolto l'angolo. Arrivo. 

A

4 commenti:

  1. Ma grazie Anna!!! Stamattina ho fatto volentieri un pezzo di strada con te... e mi è venuta lancinante la nostalgia dell'Oriente....
    marta

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  2. Ci sono anche le spezie al mercato? Ho cercato un po' di foto, già mi sono innamorato del mercato di Hanoi,sono pronto a sostituirlo nel mio cuore a quello di Porta Palazzo a Torino. Fai foto e pubblicale appena possibile :)

    Matteo sotto un cielo di ghisa

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  3. Marta, il mio invito è sempre valido, avrei anche lo spazio per ospitarti ;)

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  4. Non in questo di Xuan Dieu, Matteo. Domani andrò in avanscoperta di altri mercati e per te cercherò di fare più foto possibili alle spezie! ;)

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