La prima cosa che mi colpisce di Parigi
non è il freddo, e nemmeno la sua monumentalità, ma la sua luce
fioca e bassa, che amplifica il grigiore del cielo. Nonostante tutto,
ha il suo fascino ed è per questo che amo le città d'inverno.
Per raggiungere la linea 141 del bus di
Nanterre, cammino lungo rue des Plaideurs e tra i giardini delle case
trovo una vecchia Ford abbandonata: mi domando da quanto tempo sia
lì. I suoi fari spenti mi guardano quasi come un monito contro
l'abbandono e la trascuratezza. “Non sprecare nulla” dissi ad
Anna una settimana prima della mia partenza, ora mi trovo a dirlo a
me stesso.
Il lavoro in studio non scherza, e sono
talmente occupato che non ho nemmeno il tempo di sentirmi spaesato.
Tanto meglio.
Mi chiedo cosa nasconda Parigi sotto la
sua scorza di apparenza, dietro il suo stereotipo di città
turistica: tutto corre veloce, senza aspettarti, come ogni metropoli
che si rispetti. Molto probabilmente non ho ancora realizzato di
trovarmi qui, e in attesa di una reazione con me stesso, studio la
città,come una preda della quale saziarmi. Parigi sembra esplodere
di cultura, di storia, di carattere, di snobismo, di tutto. Non
nascondo il mio timore di perdere qualcosa per strada, per questo non
vorrei sprecare nulla, vorrei liberarmi e riempirmi di tutto: la
città m'invita ad essere concitato ed elettrico come lei.
Ma nulla arriva senza fatica: sarò
banale, ma vivere in un paese straniero per lavoro ti fa capire
quanto superficiali sono alcuni libri di scuola, e quanto a volte le
teorie non servono a nulla. E prima o poi arriverà, anche solo per
un attimo la mancanza, la precarietà, la solitudine in mezzo a tante
persone.
Ho come l'impressione che Parigi e i
parigini mi metteranno alla prova, svuotandomi di tutto, lasciando il
vuoto sotto i miei piedi: in fondo era questo che volevo.
Domenica camminavo al Jardin de
Tuileries: il cielo era grigio ed il freddo sembrava attutire tutto,
persino lo smog e il rumore del traffico, ma non attutiva la distanza
da te.
Alla sera, prima di rientrare a casa,
non rinuncio mai a spiare dentro il giardino della vecchia Ford, ed è
sempre lì a guardarmi a ricordarmi di non sprecare nulla.
M
Una Ford intrappolata fra gli Slint e gli Arcade Fire
RispondiEliminaMagari è proprio scritto così sul campanello. Meglio suonare per sicurezza.
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