giovedì 17 gennaio 2013

77, Rue des Plaideurs


La prima cosa che mi colpisce di Parigi non è il freddo, e nemmeno la sua monumentalità, ma la sua luce fioca e bassa, che amplifica il grigiore del cielo. Nonostante tutto, ha il suo fascino ed è per questo che amo le città d'inverno.

Per raggiungere la linea 141 del bus di Nanterre, cammino lungo rue des Plaideurs e tra i giardini delle case trovo una vecchia Ford abbandonata: mi domando da quanto tempo sia lì. I suoi fari spenti mi guardano quasi come un monito contro l'abbandono e la trascuratezza. “Non sprecare nulla” dissi ad Anna una settimana prima della mia partenza, ora mi trovo a dirlo a me stesso.
Il lavoro in studio non scherza, e sono talmente occupato che non ho nemmeno il tempo di sentirmi spaesato. Tanto meglio.

Mi chiedo cosa nasconda Parigi sotto la sua scorza di apparenza, dietro il suo stereotipo di città turistica: tutto corre veloce, senza aspettarti, come ogni metropoli che si rispetti. Molto probabilmente non ho ancora realizzato di trovarmi qui, e in attesa di una reazione con me stesso, studio la città,come una preda della quale saziarmi. Parigi sembra esplodere di cultura, di storia, di carattere, di snobismo, di tutto. Non nascondo il mio timore di perdere qualcosa per strada, per questo non vorrei sprecare nulla, vorrei liberarmi e riempirmi di tutto: la città m'invita ad essere concitato ed elettrico come lei.
Ma nulla arriva senza fatica: sarò banale, ma vivere in un paese straniero per lavoro ti fa capire quanto superficiali sono alcuni libri di scuola, e quanto a volte le teorie non servono a nulla. E prima o poi arriverà, anche solo per un attimo la mancanza, la precarietà, la solitudine in mezzo a tante persone.

Ho come l'impressione che Parigi e i parigini mi metteranno alla prova, svuotandomi di tutto, lasciando il vuoto sotto i miei piedi: in fondo era questo che volevo.
Domenica camminavo al Jardin de Tuileries: il cielo era grigio ed il freddo sembrava attutire tutto, persino lo smog e il rumore del traffico, ma non attutiva la distanza da te.

Alla sera, prima di rientrare a casa, non rinuncio mai a spiare dentro il giardino della vecchia Ford, ed è sempre lì a guardarmi a ricordarmi di non sprecare nulla.

M




2 commenti:

  1. Una Ford intrappolata fra gli Slint e gli Arcade Fire

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  2. Magari è proprio scritto così sul campanello. Meglio suonare per sicurezza.

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