Ci
sono alcuni momenti, mentre cammino per strada, in cui mi sento
proprio sicura. Sì, insomma, alle volte mi sembra di essere qui da
sempre, al punto che anche le difficoltà linguistiche sembrano scorrere in
secondo piano.
A
dirla proprio tutta, nei giorni scorsi ho iniziato ad annotare una
lista delle “cose che mi fanno sentire integrata” e mano a mano
che ripensavo alla mia quotidianità, l'elenco si è allungato, fino
ad ottenere questo risultato:
- manovrare i chopsticks con disinvoltura;
- dire “io vivo qui”;
- camminare piano sotto la pioggia, senza ombrello;
- attraversare la strada con cuore impavido;
- comprare il caffè al negozio equo e solidale che ho scovato;
- prendere quella scorciatoia che mi fa arrivare prima al lavoro;
- dimenticarmi di bere acqua per un'intera giornata;
- fermare un taxi... ma quello “giusto”;
- incontrare lo stesso pescatore ogni giorno alle 17.40 il quale, dopo avermi salutato stringendomi la mano, mi prende sotto braccio e camminiamo, così, per 5 metri, finché lui non si gira e torna indietro;
- prendere il bus;
- fare la spesa “tattica”, ovvero cosa comprare e dove;
- trattare sul prezzo: mai accettare alla prima offerta;
- sapere come presentarmi in vietnamita;
Nella foto: si accendono le luci sul West Lake.
A
Ma il Partito non ha vietato i negozietti equo-solidali? Devo assolutamente parlare col segretario generale del PCV!
RispondiEliminaUn bacio!
Matteo
E invece... vive la révolution!
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