martedì 5 marzo 2013

Scusate il ritardo

È vero, questa è una delle frasi che pronuncio più spesso nella mia vita. Il punto è che non so davvero da dove partire per raccontare della scorsa settimana. Certo, pensavo, avrò bisogno di qualche giorno per rielaborare e poi sarà tutto più chiaro. Illusa. È impossibile classificare sensazioni e sguardi! Attimi! Sarà stata tutta questa confusione che mi ha fatto ammalare?

Dopo questi giorni trascorsi ad An Lac, uno dei villaggi dove GTV lavora, sento di aver cominciato a capire senza soffermarmi semplicemente ad osservare. Certo, ho preso appunti come una matta, ho annotato, aggiunto e poi corretto. Alle volte ero costretta a ricorrere al registratore perché non era umanamente possibile appuntare tutto ciò che avrei voluto. Pensavo mi avrebbe aiutata a diventare più consapevole di ciò che mi circondava e chissà se, tra qualche mese quando riascolterò e rileggerò tutto, sarà davvero così. 

Siamo stati ospitati da Mr Tu e sua moglie, due persone eccezionali. Lui, quasi sessant'anni e un pizzetto grigio disordinato. Lei, qualche anno più giovane e una lunga treccia nera che le arriva in fondo alla schiena. Entrambi hanno un passato complesso, che ha inevitabilmente a che fare con la guerra. L'hanno vissuta sulla loro pelle, prima da bambini e poi da soldati, come testimonia una vecchia fotografia appesa sopra l'altare degli antenati. Ascoltare i loro ricordi mi ha fatto sentire parte di un momento unico, spettatrice di un qualcosa di speciale. Adesso che i figli sono grandi si godono la natura che li circonda, allevano maiali e coltivano piante e verdure. Una vita semplice e gratificante, condivisa con i turisti che desiderano trascorrere una notte nella loro casa. Stavolta i turisti eravamo noi, anche se per loro le nostre facce non sono nuove, anzi, mentre sedevo davanti al fuoco sgranocchiando una pannocchia arrostita avevo proprio l'impressione di stare in famiglia.


Ho incontrato molte persone, ho guardato le loro mani incallite e rugose, testimoni del tempo che scorre; ed ho ringraziato, sì proprio così, ho ringraziato che potessero regalarmi un po' del loro tempo per parlarmi della loro vita. Ho riempito gli occhi ed il cuore di immagini e le mie mani hanno accarezzato molte altre mani assetate di contatto. E lo sguardo... quante cose si possono dire solamente con lo sguardo! Grazie a quei giorni nella foresta ho riscoperto il valore della vita semplice, guidata dalle piccole cose, del silenzio e di tutti i significati che può avere. Mi sono lasciata trasportare dalle parole di chi desiderava condividerle con me, senza forzature, senza sguardi preoccupati all'orologio, semplicemente lì, in attesa. 

Ed ho incontrato. Ed ho raccolto.


A

2 commenti:

  1. Mi hanno commosso le tue parole Anna, mentre sono qui nel mio ufficio a Bruxelles sorseggiando il caffé della mattina...sono tornata inidetro, forse di qualche secolo nella foresta, in un' epoca in cui gli esseri umani si parlavano più con gli sguardi che con le parole; oppure, sepmplicemente,ho immerso la testa in una dimensione parallela, in un mondo come quello che tu, nel tuo presente, stai vivendo.

    Grazie per condividere

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