martedì 29 settembre 2015

Bartolomeo, Toresàn viaggiatore

Illustrazione di Lara Maschio
(piccola storia di Breganze per bambini e ragazzi)
di Fabiola Secco e Anna Brian

Durante uno dei suoi numerosi viaggi intorno al mondo, il toresàn Bartolomeo stava sorvolando il territorio vicentino quando incontrò sulla sua rotta la punta di un altissimo campanile, come non ne aveva mai visti. Dovette frenare di colpo per non sbatterci addosso e, grazie ad una manovra di emergenza, riuscì ad atterrare sulla cella campanaria senza farsi male. Tirò un sospiro di sollievo, prese il binocolo per capire dov'era capitato ed aguzzando la vista riuscì a scorgere in lontananza un cartello che recitava: “Benvenuti a Breganze, terra del torcolato e dei torresani”.
“Certo, che bel paesaggio da quassù – pensò – con queste verdi colline ad incorniciare una distesa di fiumi e campi, case e strade. Beati i piccioni di qui, chissà quanti voli e scampagnate possono organizzare in un posto così tranquillo! Penso proprio che mi fermerò qui stanotte per riposare le mie stanche penne e godere della pace di questo bel Paese”. Stava considerando la possibilità di alloggiare proprio sul campanile quando, ad un tratto, iniziarono a suonare le campane: i rintocchi producevano un suono così assordante che sarebbe stato impossibile chiudere occhio! Si rassegnò a cercare un altro posticino riparato dove poter trascorrere la notte. Bartolomeo però non era un piccione qualunque, non si poteva accontentare di un riparo di fortuna: lui era un toresàn, un piccione di torre, ed era quindi nella sua natura alloggiare in alto, preferibilmente in una torretta, che, come aveva sentito dire, da queste parti chiamano “colombara”.
Scrutando il paesaggio attraverso le lenti del suo binocolo, Bartolomeo si rese conto che la ricerca non era così semplice come immaginava: certo, a Breganze di colombare ce n'erano a volontà, ma molte erano abbandonate o disabitate, altre già affollate da altri piccioni viaggiatori. Sconsolato, Bartolomeo proseguì la ricerca, nella speranza di trovare una soluzione, ma ben presto si accorse che anche molti altri edifici del Paese versavano nella stessa situazione: case inabitate e avvolte dai rovi, un vecchio mulino caduto quasi completamente in rovina, antiche contrade ormai svuotate e deserte. perfino alcune bellissime ville ed edifici del centro storico! Ma di una colombara per Bartolomeo sembrava non esserci nemmeno l'ombra.
“Sta cercando qualcosa in particolare, Signor piccione?” - una voce giunse alle sue spalle. Bartolomeo si girò di scatto: “Si, cioè... no, Signore! Ammiro il paesaggio da quassù. Vengo da molto lontano, mi chiamo Bartolomeo. E lei, Signor...?”
“Sono il Vecchio piccione custode della Torre Campanaria – rispose – tutti qui mi chiamano così. Ma tu, Bartolomeo, hai avuto un bel coraggio a fermarti qui a Breganze, è pericoloso per un toresàn come te, lo sai?”
“Per quale motivo, Signor Vecchio piccione? Nel cartello c'è scritto «terra dei torresani»!”
“Perché potresti finire allo spiedo, magari con un contorno di polenta e fagioli! Saresti proprio una specialità!”
“Ma non è possibile che ci siano così tanti pericoli in un Paese così tranquillo e moderno” - replicò Bartolomeo, che non riusciva a credere alle sue orecchie.
“Eh, sapessi... Sembra tranquillo, ma tra girarrosto, antenne e fili elettrici, cantieri e gru è diventato sempre più difficile volare in santa pace. Una volta non era così, si poteva volteggiare nel cielo in libertà, dalle colline di Breganze fino ai campi di Maragnole e Mirabella”.
“E cos'è successo in questi anni, Signor Vecchio piccione?”
“E' una storia lunga, caro Bartolomeo. Se vuoi te la racconto, cosa ne dici di un buon bicchiere di vino?”

[...]

La storia continua in formato cartaceo! Desideri averne una o più copie? Scrivimi una mail all'indirizzo anna.brian25@gmail.com per avere ulteriori informazioni.

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