di
Fabiola Secco e Anna Brian
Durante
uno dei suoi numerosi viaggi intorno al mondo, il toresàn
Bartolomeo stava sorvolando il territorio vicentino quando incontrò
sulla sua rotta la punta di un altissimo campanile, come non ne aveva
mai visti. Dovette frenare di colpo per non sbatterci addosso e,
grazie ad una manovra di emergenza, riuscì ad atterrare sulla cella
campanaria senza farsi male. Tirò un sospiro di sollievo, prese il
binocolo per capire dov'era capitato ed aguzzando la vista riuscì a
scorgere in lontananza un cartello che recitava: “Benvenuti
a Breganze, terra del torcolato e dei torresani”.
“Certo,
che bel paesaggio da quassù – pensò – con queste verdi colline
ad incorniciare una distesa di fiumi e campi, case e strade. Beati i
piccioni di qui, chissà quanti voli e scampagnate possono
organizzare in un posto così tranquillo! Penso proprio che mi
fermerò qui stanotte per riposare le mie stanche penne e godere
della pace di questo bel Paese”. Stava considerando la possibilità
di alloggiare proprio sul campanile quando, ad un tratto, iniziarono
a suonare le campane: i rintocchi producevano un suono così
assordante che sarebbe stato impossibile chiudere occhio! Si rassegnò
a cercare un altro posticino riparato dove poter trascorrere la
notte. Bartolomeo però non era un piccione qualunque, non si poteva
accontentare di un riparo di fortuna: lui era un toresàn,
un piccione di torre, ed era quindi nella sua natura alloggiare in
alto, preferibilmente in una torretta, che, come aveva sentito dire,
da queste parti chiamano “colombara”.
Scrutando il paesaggio
attraverso le lenti del suo binocolo, Bartolomeo si rese conto che la
ricerca non era così semplice come immaginava: certo, a Breganze di
colombare ce n'erano a volontà, ma molte erano abbandonate o
disabitate, altre già affollate da altri piccioni viaggiatori.
Sconsolato, Bartolomeo proseguì la ricerca, nella speranza di
trovare una soluzione, ma ben presto si accorse che anche molti altri
edifici del Paese versavano nella stessa situazione: case inabitate e
avvolte dai rovi, un vecchio mulino caduto quasi completamente in
rovina, antiche contrade ormai svuotate e deserte. perfino alcune
bellissime ville ed edifici del centro storico! Ma di una colombara
per Bartolomeo sembrava non esserci nemmeno l'ombra.
“Sta cercando
qualcosa in particolare, Signor piccione?” - una voce giunse alle
sue spalle. Bartolomeo si girò di scatto: “Si, cioè... no,
Signore! Ammiro il paesaggio da quassù. Vengo da molto lontano, mi
chiamo Bartolomeo. E lei, Signor...?”
“Sono il Vecchio
piccione custode della Torre Campanaria – rispose – tutti qui mi
chiamano così. Ma tu, Bartolomeo, hai avuto un bel coraggio a
fermarti qui a Breganze, è pericoloso per un toresàn come
te, lo sai?”
“Per quale motivo,
Signor Vecchio piccione? Nel cartello c'è scritto «terra
dei torresani»!”
“Perché potresti
finire allo spiedo, magari con un contorno di polenta e fagioli!
Saresti proprio una specialità!”
“Ma non è possibile
che ci siano così tanti pericoli in un Paese così tranquillo e
moderno” - replicò Bartolomeo, che non riusciva a credere alle sue
orecchie.
“Eh, sapessi...
Sembra tranquillo, ma tra girarrosto, antenne e fili elettrici,
cantieri e gru è diventato sempre più difficile volare in santa
pace. Una volta non era così, si poteva volteggiare nel cielo in
libertà, dalle colline di Breganze fino ai campi di Maragnole e
Mirabella”.
“E cos'è successo in
questi anni, Signor Vecchio piccione?”
“E' una storia lunga,
caro Bartolomeo. Se vuoi te la racconto, cosa ne dici di un buon
bicchiere di vino?”
[...]
La storia continua in formato cartaceo! Desideri averne una o più copie? Scrivimi una mail all'indirizzo anna.brian25@gmail.com per avere ulteriori informazioni.
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